Friday, November 17, 2006

Lost in Den Haag

Perdersi a Den Haag, o The Hague o l'Aia come la si conosce da quelle parti (niente battute sul cane menato per cortesia), perdersi all'Aia come perdersi in qualsiasi posto nuovo è un'esperienza da provare.
Oggi mi sono perso a Den Haag, ma, badate bene, non senza volerlo. Mi sono perso apposta. Perdersi senza volerlo può creare anche negli spiriti più fiduciosi una certa piccola preoccupazione, non tanto per il fatto di perdersi (chi non ha paura di perdersi scopre le cose più sacre) quanto per non aver trovato ciò che cercava. Perdersi con la cognizione di farlo è tutta un'altra cosa. Perdersi a Den Haag (o in qualunque altro posto) non è poi così difficile, basta uscire dalla stazione e andare dritti, svoltare la prima a destra poi la seconda a sinistra, arrivare fino alla piazza (c'è sempre una piazza) farne il giro almeno due volte e prendere la strada con più gente, arrivare ad una panchina e sedersi aspettando lì per almeno 5 minuti chiudendo gli occhi e dimenticando tutto il resto. Quandro aprirete i vostri occhi sarete persi. Perdersi non è poi così difficile, il difficile è resistere alla tentazione di guardare la cartina o chiedere a qualcuno dove diavolo siete finiti. Se come me non vi siete portati una cartina siete decisamente ad un livello superiore e nulla può toccarvi. Sono andato a Den Haag per fare due cose, la prima (strani documenti all'ufficio delle tasse per questioni bancarie) l'ho sbrigata subito; la seconda era visitare un negozio di chitarre alla ricerca di un pezzo a basso prezzo, nel mezzo ho deciso di perdermi.
Spiegarvi Den Haag non è cosa da poco, quello che posso dirvi è che si respira un'aria molto più internazionale. E' ugualmente una città raffinata e ricercata, come Delft, ma non è certo così caratteristicamente olandese. Insomma, il centro di Den Haag o il centro di Berlino o quello di Philadelphia avrei potuto essere quasi ovunque. Non vi racconto il mio girovagare per il centro di Den Haag, andateci e perdetevici. Posso dirvi però che ho assaggiato in assoluto il migliore felafel mai provato, in un posto piuttosto improbabile, eppure era lì (ovviamente essendomi perso non saprei dirvi lì dove).
Mi sono ritrovato un momento solo per raggiungere il negozio che cercavo, avevo il nome di una strada e il tram da prendere. L'ho trovato senza troppe difficoltà e sono rimasto affascinato. In assoluto il negozio più strano che abbia mai visto. Uno spazio enorme completamente stracolmo di cimeli d'epoca, roba degli anni 60 e 70, prevalentemente roba d'oltreoceano ma non solo. Decine di jukebox originali, pompe di benzina modello GAS, tavoli e sedie da fast food/caffè americano come se ne vedono i Happy Days o in American Graffiti, gigantografie di Marilyn e Elvis, motociclette antiche, pezzi di corvette, vecchissimi LP, targhe ed insegne al neon di tutti i tipi, microfoni del tipo da radio anni 60, praticament un museo... il regno del vintage. Quando sono entrato mi aspettavo di trovare Fonzie al bancone... e in una saletta a parte chitarre, tantissime chitarre degli anni 70, originali, alcune arruginite, altre pezzi unici e storici. Prezzo medio intorno ai 3000 euro, non era proprio quello che cercavo ma perdersi per un'ora a girare là dentro è valso il viaggio.
Eh si perchè proprio di viaggio si è trattato, Den Haag è fatta piuttosto strana. Ha un centro si, intorno alla stazione, il centro commerciale e dei palazzi del potere (pur essendo Amsterdam la capitale dei Paesi Bassi, Den Haag, ex-capitale prima di Napoleone, conserva i palazzi del governo e le ambasciate) ma non è un vero e proprio centro centrale, anzi direi che è piuttosto in periferia. Eh si perhè poco a Sud del centro Den Haag è praticamente finita, si entra in una zona piuttosto brutta fatta di palazzoni e poca gente per strada. La città si sviluppa invece verso Nord, verso il mare, verso Scheveningen che è un altro centro, il centro dei casinò, dei ristoranti, degli alberghi e del turismo balneare. Ebbene ho scoperto che il negozio di Fonzie era proprio lì a due passi dal mare.
"Where is the sea, Tobias?" ho chiesto la settimana scorsa ad un ragazzo tedesco, anche lui abitante del quinto piano di Marcushof, che vedevo uscire di casa con una tavola da windsurf. Il mare è a Den Haag, mi ha risposto.
Ormai sono a due passi dal mare, la giornata sembra dedicata al pellegrinaggio, andiamo a vedere questo mare allora! Ammetto di aver ceduto ancora alla tentazione ed essermi perso nuovamente, ho visto un grosso palazzo con una sfera dorata in cima che avrebbe dovuto essere dalle parti del mare e poi una stradina che si perdeva in mezzo ai campi e alle dune... Ho pensato che quella stradina doveva portare ad un posto decisamente più bello e ho deciso che da quella parte sarei arrivato al mare. I due passi sono diventati un'ora di cammino, praticamente in direzione parallela alla spiaggia, fino a che non ho incontrato un tipo con una tavola che mi ha guidato (senza saperlo) fino al mare. Siamo saliti su una duna molto alta e quasi a picco sotto c'era la spiaggia.
La spiaggia di Den Haag è un'enorme distesa piatta di sabbia dura e compatta (umida perchè la sera alla marea o quando c'è brutto tempo credo che il mare la ricopra quasi completamente) sulla quale volano fiumi di sabbia asciutta proveniente dalle dune spinti da un vento implacabile. Un ragazzo e una ragazza sulla spiaggia stanno manovrando un grosso aquilone e vengono letteralmente trascinati orizzontalmente dalla forza del vento verso chi sa quale direzione. Ho camminato per una trentina di metri dalle dune e sono ancora a metà strada per raggiungere il mare, ma poi mi giro e mi accorgo che in realtà il mare è un po' ovunque, l'acqua in alcuni punti penetra più a fondo, per via dell'assenza di inclinazione della spiaggia, e rimane incastrata proseguendo parallelamente alla costa per decine di metri. Cammino in mezzo al rumore del vento e al "crunch" delle conchiglie e dei gusci di molluschi (tipo cannolicchi) che si rompono sotto i miei piedi, ce ne sono a migliaia quasi fino alle dune, facile preda di gabbiani (ovunque) e corvi (ebbene si, i corvi sulla spiaggia, ma qui in Olanda i corvi sono ovunque).
Ho camminato a lungo, contro vento, con la musica di Ben Harper nelle orecchie, ho fumato una sigaretta su un pontile e ho aspettato il tramonto. Pedro, il portoghese nostalgico del sole di Lisbona, dice che il tramonto di Lisbona e di Roma (sullo stesso parallelo) è diverso da quello di qui... può darsi, ma il sole infuocato che muore nel mare mi ha sempre affascinato...


7 Comments:

Blogger Sara said...

no vabbè, ma qui altro che ingegnere aereospazialenavaleosommergibile (mai capito che cacchio studi!!!), qui, signori e signore, abbiamo uno scrittore in erba (e s'è capito che tipo di erba!)

molto romantico perdersi all'Aia (che però pare sia un cesso di città, confermi?)

18/11/06 13:59

 
Anonymous Anonymous said...

Allegria e gaiezza sono il sole, dal quale tutto prospera.
Buon rientro a Marcushof, 512 mi raccomando, ne prima ne dopo.

Baci

18/11/06 22:53

 
Anonymous Anonymous said...

Che bel film è “lost in Den Haag”! Sembra un film francese; non c’è una grande storia ma umanità comune però con emozioni , immagini forti. C’è persino la saudade portoghese, dinanzi al tramonto di “ un sole infuocato che muore nel mare…” E’ bella l’idea di perdersi per gustare meglio le emozioni che ti dà una citta nuova. E’ anche un modo di abbandonarsi e affidarsi alla solitudine in un paese straniero. “ Chi non ha paura di perdersi scopre le cose più sacre”. Buono anche il racconto del mare ( “Where is the sea, Tobias?” Sembra un bel titolo…).
MI hai fatto ricordare le spiagge della Britannia che erano come dici “sabbia dura, compatta e umida”( sulle quali erano arenate centinaie di inutili barche a vela) per la marea che io quando andavo in giro (mai la mattina presto) s’ era sempre ritirata per km. E sotto i piedi facevano “crunch” i frutti di mare o i loro gusci che lasciavano i gabbiani e non solo. I “ pescatori “ non avevano reti o canne ma secchi e si chinavano per raccogliere il “ pescato” come si colgono le cicorie nei campi! Avrei voluto sentire la colonna sonora : Ben Harper e le altre musiche che elenchi ai margini della prima pag. del blog. Ma non so come fare.Peccato!

18/11/06 23:26

 
Blogger Unknown said...

da quello che leggo...l'università è UGUALE a san pietro in vincoli...ma senza il mosè!eheheh Certo che però...perderti per l'Aia...come scusa mica regge tanto.non era più sincero ammettere ce non ti andava di studiare e ti sei andato a fare un giro?!?!?Il tuo forbito e ormai fluente inglese servirà per le dispense di Onofri (anche lui ha un satellite,ma non lo dice a nessuno...)
Le ultime novità qui sono che Mastroddi ha messo il secondo esonero martedi, con gioia e gaudio di tutto il corpo studentesco,e io naturalmente non ho la più pallida idea di come affrontare la cosa.ma vabbè,questo a te che te frega???
Forse in settimana vedo Luca e Rufo.

buon divertimento e casomai...raccontami qualcosa di come sono le lezioni in olanda.vediamo se ti invidio!

baci

19/11/06 20:11

 
Blogger exc220 said...

My compliments per il bel racconto...sembrava di essere li!
Continua a scrivere che e' veramente fico sapere/leggere come va la tua vita nelle terre basse...
ciao bello

20/11/06 11:46

 
Anonymous Anonymous said...

communista..

22/11/06 19:09

 
Anonymous Anonymous said...

tanto di capello..e se mi tolgo il capello io, ne deve valere proprio la penna..

si, vabbè, ma poi io a te t'ho scoperto sui banchi di scuola.mica la patata lessa (a' aveccela!).

..un crei è un crei..e tu crei..non cre(d)i?

22/11/06 19:12

 

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